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che nel dicembre del quarantanove dal maresciallo Lichnowski venivano ai Comuni ridomandate. Dal 6 agosto 1848 al 22 di quel mese le note ufficiali registravano pel solo regno Lombardo-Veneto 961 sentenze di morte tutte quante eseguite. In quanto alle bresciane, il processo, che nel maggio del 1849 accusava di colpa capitale dodici de'nostri, rivedevasi nel 16 giugno; e benchè tre ne assolvesse per mancanza di prove, il 10 giugno venivano tutti appiccati [1].
Non parliamo delle solite promesse d'una Dieta provinciale composta di lombardi rappresentanti, nominati a ragione di censo (30 dicembre) dai distretti elettorali: povere concessioni, date a spizzico, di mala voglia, sotto la sferza del governo militare, e di nessun politico risultamento. Nè certo Clemente Rosa, morto il 13 febbrajo 1850, e sulla cui bara l'avv. Saleri pronunciò l'ultimo vale, avrebbe in que' taccagni provvedimenti avuto di che rallegrarsi del partito da lui sostenuto con una fermezza degna di miglior causa.
Dai nobili Filippo e Bianca Cavalli nacque egli il 20 gennajo 1767. Operoso, tenace, irremovibile, promosse in patria le scuole infantili e quelle dei Gesuiti: bella ed utile istituzione la prima, corruttrice la seconda. Sventuratamente parteggiava per Austria; ma diverso da taluno, che facendo in piazza il liberale, era di fatto austriaco infino all'ossa, francamente il confessava. Di acerbi ed ardui modi, più che all'entusiasmo ed alla dolcezza del sentimento, dobbiamo alla religione il bene operato da Clemente Rosa [2].
Fu galantuomo; fu senza ambagi e senza rispetti espositore del suo pensiero, qual ch'egli fosse, come ostinato nel man-