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titudine cittadina gli uomini di fiducia ben altramente avrebbero meritato, ricusando l'aulico invito di recarsi a nome della vinta loro patria nelle anticamere degli Absburgo, ov'ebbero accoglienze tanto più sperticate, quanto più fermo era il chiodo di nulla concedere.
In questo mentre, non bastando nè li 70 milioni di viglietti del Tesoro messi in corso nel 1849, nè il 50 per % di prediale per soprassello, il 26 d'aprile venivaci di costa un prestito volontario, che poi divenne forzato, di 120 milioni [1]. Fruttava 13 milioni, de' quali metà pagabili in denaro, metà in carta monetata. N'era lo scopo od il pretesto la costruzione della strada ferrata di Lombardia, la conversione della carta veneziana in viglietti del Tesoro, ed altro ancora. Ma di quel prestito, sopra otto milioni che gli statisti calcolavano come parte presuntiva della provincia nostra, non s'ebbe qui di volontaria soscrizione che 400 mila lire. Breve: col decreto 25 novembre fu convertito in forzoso; dei viglietti del Tesoro non estinguevansi che li versati a titolo di prestito, e 140 milioni si ponevano a carico del Monte Lombardo, sottraendoli a noi per essere impiegati a beneplacito dell'Impero.
Peggio ancora: un anno dopo, vendendo questi la via ferrata di Nlilano-Monza-Como per 7,590,000 lire, ne incassava il prezzo, e incaricava il Monte del pagamento di quella somma.
Del resto, in sulla Dora non era spenta la fede nell'avvenire, e la Gazzetta del popolo (1 aprite 1850), divisandosi a lutto, mestamente commemorava il martirio dell'animosa patria nostra, gloriosamente sostenuto per la lombarda libertà.