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della città a portare roba ai clienti, recarmi più volte al di all'ufficio di posta o all'agenzia di trasporti.... ecco le mie predilette occupazioni di quel tempo.
In tali condizioni io fui testimonio dei principali avvenimenti di quei due anni fortunosi e n'ebbi tale impressione che ancor oggi, dopo mezzo secolo, il loro ricordo mi fa battere il cuore come allora.
È naturale dunque che, volendo parlare del tempo in cui ero ragazzo, io mi rivolga di preferenza a voi, cari figliuoli, a voi che siete giustamente chiamati speranze della Patria, perchè la Patria, la Nazione sarete voi, un giorno.
Quelle tristi eppur gloriose nostre vicende ve le narrerò alla buona, quasi giorno per giorno, ora per ora, nei loro punti più salienti, così come mi soccorrono alla memoria.
Vogliate dunque ascoltarne il racconto, non perchè il narratore sia io, ma perchè l'argomento è degno di attenzione e di riflessione.
Io mi terrò pago se riuscirò a farvi comprendere quanto prezioso dono sia questa Patria, che ora voi vedete unita, indipendente e libera, e che, mezzo secolo fa appunto, si dibatteva nelle sventure e nell'avvilimento, divisa, schiava, schernita, calpestata.
L'antico tamburino.