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dietro le loro bandiere spiegate. Che orrore mi mettevano nell'anima quelle nere aquile a due teste campeggianti sul drappo giallo sbrandellato! O il bel tricolore italiano! Quando potrà brillare ancora alla luce del sole a rallegrarci il cuore?...

Sono entrati, e il cielo ha voluto fare le nostre ultime vendette, innondandoli d'acqua che mandava giù a secchie, mista a grandine grossa come noci: miracolo che nessuno di quei tedeschi non ne sia stato accoppato! ma hanno la testa tanto dura!... Entravano, sfilavano per le vie, quando la statua della Madonna della Pace, investita dalle raffiche, strappata dal suo piedestallo disopra la cupola, precipitava in basso con fragore spaventoso. E la gente, appena lo seppe, a sclamare : " Povera Brescia! non c'è più pace per te! " Lo credo io, con questi Tedeschi di nuovo sul collo!

Nessuno era andato loro incontro, manco dirlo. Sfilavano pettoruti, come tronfi, sotto l'acqua e la grandine, per le vie deserte: la gente stava a guardarli o da dietro le griglie o dalle porte semichiuse. Un ragazzaccio scalzo, che sera voluto mettere a camminare al pari con loro, alla testa della colonna, si ebbe dal capotamburo una tale pedata, che lo balzò cinque passi avanti; il monello svoltò subito l'angolo e scomparve. Bravo quel capotamburo! Senza volerlo, ha insegnato, a chi non lo sapeva, quale debba essere il nostro contegno verso i Tedeschi, oppressori del nostro paese. Ma scommetto che non era bresciano quel ragazzaccio!

Mio padre poi mi ha detto: " Bada, Nino, a quello che sarai per dire, quando vorrai parlare dei Tedeschi e dei fatti di quest'anno. Sii prudente, perchè essi non la perdonano neppure ai ragazzini! "

" Che potrebbero farmi se, per esempio, dicessi che mi piacevano i Bersaglieri del Piemonte, mentre non posso soffrire i Cacciatori tirolesi ? "


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