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le armi delle bande condotte dal Boifava, il curato di Serle, che è venuto a dichiarare la guerra al presidio austriaco.
Da Torrelunga escono i cittadini a frotte, e prendono su pei sentieri che mettono ai Ronchi. Ci troviamo subito in numerosa compagnia.
" Sembra che si voglia fare sul serio! " esclamano,
" Dio lo volesse ! "
" Se il generale Boifava mi vuole, mi ci metto anch'io con lui " dice un giovane che, a giudicare spetto e dal vestire, dev'essere di civil condizione.
Tutti lo sbirciano, ed uno, più franco degli altri : " Pezzi di montanari tanto fatti ci vogliono per il Boifava. Lei mi sembra un po' delicato.... "
" Che delicato! l'anno scorso fui con lui in Tirolo, e quel guerreggiar su pei monti mi parve uno spasso da villeggiante. "
Segui un silenzio ammirativo.
" Alt chi va là! " sentiamo tuonare dalla svolta del sentiero, di fronte a noi.
" Amici buoni! " rispondono parecchi.
" Che amici buoni !... Chi viva? "
" Viva l'Italia! "
" Allora, venite pure avanti! "
Dalla siepe sbucò un uomo armato, che (dico il vero) mi fece paura: alto, tarchiato, colla barba ispida, un gran cappellone ornato da una penna d'aquila, un paio di pistole alla cintola e un vecchio fucile, quasi una colubrina, impugnato colla sinistra.
" Chi siete? Che volete ? "
" Cittadini di Brescia: veniamo a vedere il campo " rispose più d'uno.
" Non si può: l'ordine è questo: non un passo più in qua di questa siepe " rispose, l'armato, ch'era una vedetta.
" Ma io conosco il comandante Boifava: sono stato