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Don Boifava non aveva fatto alcun caso agli insulti di quel vigliacco, e s'era subito calmato. Vedutici, ci si accostò. Riconobbe il suo antico milite, quel giovane dall'aspetto delicato, gli porse la mano (una mano grande e bruna, che mi fece l'effetto di una morsa da fabbro), e gli disse: " Se vuoi venire con me, ti accetto ben volentieri; ma penso sarà meglio che tu ritorni in città a dire ai compagni che si tengano pronti, ma che agiscano con prudenza: io stesso darò loro il segnale di muoversi, quando sarà giunto il momento opportuno. Parola d'ordine: non precipitate le cose! I tedeschi non tarderanno (dillo pure a tutti) a tirarci per i capelli. "
E con un " Vai, adesso! " detto al giovane, fummo tutti licenziati, e tornammo in città contenti come pasque.
Lo stesso giorno, sul tardi.
Mio padre torna a casa indignato. " Furfante d'un capitano Leshke! che ci prenda per altrettanti accoppacani, per pretendere di armarci con bastoni? Gliela faremo veder noi a quel signore! "
Io non ne capivo nulla; ma poi mi spiegò che oggi ci fu adunanza al Municipio allo scopo di poter formare un corpo di guardie per il mantenimento dell'ordine. C'è la gendarmeria, è vero, ma ormai i cittadini più non la stimano come un tempo, perchè si è abbassata al livello delle spie e degli aguzzini. Or bene: il capitano Leshke, pregato dal Municipio di accordare la formazione della Guardia Civica, prima propose che fosse formata da 400 cittadini armati di bastoni, poi, per somma concessione, promise 200 sciabole, che quei 400 cittadini si sarebbero scambiate alternativamente. La proposta fu accettata, sebbene a malincuore. Meglio poco che niente, avran pensato quei signori.
" Intanto il Municipio è senza capo " ha concluso mio padre "e il popolo non sa più a chi ubbidire. "