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vano bastoni, e i meglio armati avevano una baionetta innastata sopra un corto palo, o uno schidione: c'era perfino uno che brandiva un'alabarda da museo o da teatro. Si formarono in colonna e, mandando alte grida di Viva l'Italia ! percorsero la via dei Portici fino alle Pescherie, preceduti dalla bandiera e dal tamburo, che rullava incessantemente. Per fortuna non incontrarono nè gendarmi, nè soldati: ne sarebbe venuto chi sa che massacro ! Invece, giunti sulla piazza delle Pescherie, si sciolsero : ma mi parve che si dicessero
" A domani ! "
Che cosa accadrà domani ? Non siamo già liberi ? I tedeschi si sono chiusi quasi tutti in Castello: i gendarmi non osano scendere dal quartiere di S. Urbano : quel po' di soldati che si trovano in città, se ne stanno raccolti nei corpi di guardia.
Mio padre non è contento oggi, perchè la Guardia Civica, dopo tre giorni che se ne discorre, non si è ancora formata. Pochissimi vi si sono inscritti, perchè non tutti si vogliono adattare al faticoso e pericoloso servizio di mantenere l'ordine armati di sola sciabola, senza uno straccio di fucile. " Se domani scoppieranno dei disordini, chi si presterà a sedarli ? E se ai tedeschi saltasse in mente di invadere la città per far man bassa su di noi, con quali armi li potremmo respingere ? Povera Brescia! a quale mal punto ti ha ridotto il paterno regime dell'Austria ! "
Cosi parlava oggi il mio Maestro nella bottega di mio padre.
Venerdì, 23 marzo.
La vera rivoluzione è scoppiata oggi colla furia d'un uragano. In certi momenti ho provato un senso di…. paura: ma ho avuto anche occasione di ridere, e anche di commuovermi.