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" Fuori i lumi! W. l' Italia! " si gridava ad ogni colpo.

24, a mezzogiorno.

Che disillusione! Le armi mandateci dal Piemonte non sono ancora giunte, sicchè questa mattina al Quartiere di S. Eufemia i molti cittadini accorsi coll'ansia di avere uno schioppo, non poterono essere accontentati. Più fortunato fu mio padre, con qualche altro del popolo: ebbero ciascuno un fucile di quei pochi che sono stati trovati negli ospedali militari.

" In mancanza di meglio tengo questo " ha detto mio padre : "ma appena giungeranno i fucili piemontesi, lo scambierò con uno di quelli: la roba tedesca non mi va troppo a sangue ! "

Subito si formò un bel drappello con questi armati, e alcuni furono mandati a montar la guardia alle cinque porte della città, al Broletto e al Municipio. Mio padre restò nel quartiere, con mia grande gioia: vorrei sempre stare con lui.

A me e ad alcuni altri ragazzi maggiori di me hanno dato un tamburo; il mio è il più piccolo di tutti: uno di quei tamburelli che si suonano nelle bande musicali.

Per me sono felice, felicissimo. Subito sono incominciate le lezioni: io non ho fatto che rullare il tamburo tutta la mattina, richiamando quegli esercizi che già avevo imparati nel '48, quando ogni ragazzo smaniava dietro ai tamburi. Che bei tempi! Ma pare sieno per ritornare !

Dei Piemontesi nessuna nuova notizia dopo quelle portate ieri dai nostri emigrati. Ma se sono già a Milano i soldati del Re Carlo Alberto, non tarderanno ad arrivare anche a Brescia. Questa è la speranza di tutti.

Intanto teniamoci pronti per impedire ai tedeschi di porre piede in città : se sapremo tener fermo, chi


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