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lui verso il nemico per impedirgli di occupare la borgata di S. Eufemia della Fonte, che è come la chiave della città (1).

" Avanti il tamburino " Il tamburino è pronto: batte la marcia, si parte. Che gloria per noi, che santa invidia nel cuore di chi ha dovuto rimanere ! Ma la disciplina vuole così : oggi combatte uno, domani combatterà l'altro e il primo, se sarà vivo e se potrà, riposerà per esser pronto il terzo giorno.

Giungiamo così in bell'ordine a S. Francesco di Paola, a piè dei Ronchi. È il tocco. Lì ci sorprendono due colpi di cannone, ai quali segue un crepitio di schioppettate che non ha più fine.

" Boifava è già alle prese col nemico: corriamo a soccorrerlo! " grida Speri. La colonna si getta alla corsa verso S. Eufemia: ma il mio tamburo deve tacere, con mia grande mortificazione. Ora si tratta di sorprendere il nemico, piombargli addosso, sbaragliarlo, inseguirlo, distruggerlo, come disse Speri quel giorno. Dunque, silenzio e avanti!

Le alture di S. Eufemia echeggiano di colpi, si coprono di fumo, e il cannone riprende a grugnire sordamente.

" Ahi! " si lascia sfuggire il nostro capo: " quelli del Boifava si ritirano verso San Gottardo ! Ma forse è uno stratagemma: adesso, a noi! Stendetevi ai lati della strada, che il cannone non vi infili. Tu, tamburino, all'ingresso della borgata batterai la carica: non ti stancare di batterla, mai!"

Giungemmo improvvisi, inattesi: Speri si gettò per il primo nell'abitato, mio padre il secondo: io, al suo fianco, faceva rullare il tamburo ch'era un piacere : gli altri seguivano rasentando i muri delle case.

(1) Non si confonda il quartiere di S. Eufemia in città colla borgata di S. Eufemia della Fonte, che sorge a 3 chilometri circa da Porta Torrelunga.


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