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Si oltrepassò in un momento Rebuffone, si fu subito all'estremità opposta del passeggio: colà appunto erano nascosti i soldati del Nugent. Ma i loro compagni fuggenti diedero loro il cattivo esempio : quando noi si giunse, non ebbero il coraggio nè di assalirci, nè di attenderci di piè fermo : volsero anch'essi le spalle e via, e corri, non si fermarono che a Sant'Eufemia! I nostri li incalzavano ch'era un piacere : fra le voci di gioia sentivo la voce di mio padre che gridava: " dalli, dalli! cacciamole fino a Vienna queste marmotte! "

In tutto, i nostri non avranno sparato un migliaio di colpi : chi poteva fermarsi a far fuoco con quella furia in corpo? Non ci fu nemmeno bisogno di far molto uso delle baionette, perchè lo spazio fra noi e i tedeschi cresceva sempre: avevano proprio le ali ai piedi! e per essere più sciolti e spediti gettavano fucili, giberne, baionette, daghe, sciakò, berretti, bisacce, borracce... ce n'era un po' dappertutto sullo stradale e nei campi attigui. Oltrepassato San Francesco di Paola, Tito Speri diede il segnale dell'alt. Tanto, non era più possibile di raggiungere i fuggenti. Erano però rimasti nelle nostre mani parecchi croati, dei più tozzi e pesanti soldati ch'io abbia mai veduti. Alcuni avevano serbato le loro armi e non volevano cederle : perciò parecchi dei nostri già infuriavano e, a lasciarli fare, li avrebbero malmenati o peggio. Ma giunse in buon punto lo Speri : intimò e ottenne subito la resa delle armi e minacciò di fucilazione chiunque torcesse un capello ai prigionieri, che sono come persone sacre per un popolo civile qual'è il bresciano. Nessuno infatti li molestò più. Credo che il nostro capitano li abbia poi lasciati liberi per insegnare al nemico come sbagli chi ci crede feroci e sanguinari.

Al fatto d'arme d'oggi hanno preso parte anche gli uomini del Boifava ributtando bravamente il nemico, che s'era messo in capo di snidarli dai Ronchi.

Quando si ritornò sui nostri passi, ciascuno raccolse


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