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tamburello mi sentiva assai pesante mentre percorrevo quei sentieri sassosi, tutti a salite e a discese; ma a un certo punto mi rallegrai quando Speri mi ordinò di suonare a raccolta per chiamare a noi i cittadini ritardatari e gli uomini del Boifava che vedevamo muoversi fra le piante brulle, su, verso i Santuari del Patrocinio e di S. Gottardo. Ma il mio rullare a poco valse: la squadra non si accrebbe di molti uomini, onde proseguimmo subito verso S. Eufemia.

Il comandante, sempre nella persuasione che gli uomini del Boifava sarebbero scesi a combattere, prima di gettarsi coi suoi all'assalto della borgata, mi disse : " Tu resterai, qui, e da questo poggio, appena sentirai le schioppettate, batterai alternatamente la riunione e la carica . Tutti gli armati che passeranno di qua, avvertili che siamo nella borgata a combattere. " Risposi di sì, salutai il comandante, salutai mio padre, salutai tutti: essi partirono di corsa ed io rimasi solo in compagnia del mio fedele tamburello. Pochi minuti dopo vidi apparire all'estrema nostra sinistra, sopra un poggio, una lunga fila di Stiriani: ma subito un piccolo nucleo dei nostri fu loro addosso : schioppettate, grida, fumo: scomparvero tutti giù pel versante opposto. " Ora a me " dissi a voce alta, per farmi coraggio. E, vibrando le bacchette con tutta l'energia di cui ero capace, battei la riunione , poi la carica , poi la riunione ancora; nessuno veniva: salii sopra un poggio più elevato e ripresi a suonare.

Sulle più alte creste del colle vidi sfilare alla corsa una sessantina di armati. - Erano il Boifava e una parte dei suoi che cercavano di sorprendere il nemico sul suo fianco destro: ma, non essendo loro riuscito il colpo, dovettero retrocedere a S. Gottardo per non lasciar cadere il proprio quartier generale in potere del nemico.

Dal poggio non vedevo la battaglia: ma dallo stre-


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