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capo oltrepassò la catena dei nemici senza arrestarsi un attimo e proseguì non molestato il suo cammino. Allora pensammo anche noi a uscire da quella trappola: si continuò a salire, poi, piegando verso sera, si passò sotto il santuario del Patrocinio, e si discese in città che era notte fatta.

Recatici al quartiere di S. Eufemia, apprendemmo subito la gravità del disastro: ben due terzi dei Bresciani, che avevano preso parte al combattimento, erano rimasti morti, feriti o prigionieri. Fra i morti piangiamo gli studenti Antonio Corsetti di Gargnano e Temistocle Lovatini di Brescia, gli animosi giovani Cesare Nullo, Pietro Biseo, Pietro Moneghini, Luigi Martinelli e Giuseppe Pontolti. Notevoli erano la perdite del nemico, ma queste ci ridonavano forse i valorosi che avevamo perduti per sempre ?

" L'aveva detto Tito Speri che oggi non era la giornata buona per tentare una sortita! " esclamava di quando in quando mio padre scuotendo la testa: " già, sempre cosi! Noi Italiani non sappiamo ubbidire! tutti vogliamo comandare: ed ecco le belle conseguenze della nostra presunzione! "

" Hai ragione! " disse un signore, che era venuto al quartiere a prender notizie del fatto d'armi, e che alla espressione che gli si leggeva in viso doveva esserne profondamente addolorato. " Hai ragione! E da domani, sarà proibita qualsiasi sortita che si volesse fare, senza un espresso ordine di noi, che siamo responsabili del sangue che si versa. "

Chi parlava così era uno del Comitato di difesa.

29, giovedì.

La città è triste. Si direbbe che il sangue bresciano sparso ieri a Sant'Eufemia sia piovuto a gocce a gocce, sul cuore dei cittadini. Quante madri, quante sorelle, quanto mogli, quanti figli piangono oggi i loro


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