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dal Castello per penetrare in città dalle vie di S. Urbano e delle Consolazioni - quelle del Nugent assalirono da Rebuffone la Porta Torrelunga da noi custodita - e altre quattro colonne tentarono d'impadronirsi delle altre quattro porte.

Il tempo non poteva essere più cattivo: tirava una frizzante e veniva giù, a intervalli, una pioggerella fitta, minuta, diaccia, che dapprincipio mi dava proprio noia; ma poi. chi ha più badato alla brezza e alla pioggia?...

Ciò che è accaduto altrove lo sapemmo più tardi: fatto è che noi a Torrelunga, dalle 3 alle 4 1/2, ci trovammo esposti ai fuochi incrociati dei cannoni del Castello e di quelli appostati dal Nugent sulla spianata della Villa Maffeis sulle pendici dei colli. Non s'era mai veduto un rovinio simile! Le bombe e le palle cadevano. rimbalzavano, flagellavano i pilastri, tormentavano i cancelli della porta, sfiancavano la barricata esterna, rotolavano qua e là specialmente sulla Piazza del Mercato.... e noi, lì fermi, ad aspettar l'assalto della fanteria nemica.

Venne questa, finalmente, quando vide che la barricata esterna era già squarciata. Fu accolta con un grido di gioia: finalmente avremmo potuto misurarci! Cominciò il fuoco: io facevo rullare il mio tamburo, ritto dietro uno dei pilastri della porta, accanto a mio padre che tirava da dietro il parapetto della cancellata. I tedeschi avanzarono in colonna dirigendosi verso quel punto del serraglio dove i loro cannoni avevano aperto come una gran bocca sgangherata. Ma il primo assalto non riuscì: flagellati di fronte e sui fianchi, dovettero salvarsi fuggendo. Che gioia per noi veder quei piedi muoversi come i martelli d'un maglio e sentir, fra una cannonata e l'altra, lo sbattere furioso delle cartucce nelle giberne, lo stropiccio, lo strofinio dei budrieri e dei foderi delle baionette e delle daghe sobbalzanti nella sfrenata corsa!


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