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Tito Speri era raggiante e forse pensava a lanciarci tutti fuori, addosso al nemico; quando un grido, venuto da una nostra sentinella, lo avverti d'un grave, imminente pericolo. Nello stesso mentre che nuovi nemici sbucavano da dietro le case che fronteggiano la porta, un'altra colonna, uscita dal Castello, scendeva di corsa pel bastione della Pusterla ad assalirci di fianco.
Speri avvertì tosto la nostra critica posizione, e per quanto gli dolesse di abbandonare la porta in mano al nemico, dovette dar l'ordine di ritirarci dietro le barricate più interne in via Cantarane, in via Pregnacca e in via S. Eufemia.
La ritirata fu così ordinata e composta che per qualche tempo il nemico non osò accostarsi nè da una parte nè dall'altra; ma ci andava tempestando co' suoi colpi, che tornarono fatali a parecchi.
Ricordo, fra gli altri, un simpatico giovane, di aspetto gentile, con un pizzo biondo e capelli castagno chiari, che fu colpito in un ginocchio da una palla di fucile nell'ultimo assalto: suo fratello, aiutato da qualche amico, lo raccolse nel momento più critico e riuscì a portarlo sotto il portico del mercato: poi da lì si avviarono verso l'interno della città. Quel giovane è Cesare Guerini, dottore in legge, figlio del segretario del Municipio: dev'essere molto bravo e buono se tutti, fra tante disgrazie, rimpiangono con tanta amarezza la sua !
Mentre noi occupavamo le barricate intorno, i Tedeschi entrarono a furia da Torrelunga: e subito molti di essi si cacciarono nelle case a metterle a sacco e a fuoco.
" Corri ad avvertire tutti i capiposto, da San Cristo a S. Faustino in riposo, che i Tedeschi sono entrati dalla Porta, ma che noi li teniamo fermi qui sul Mercato! " mi comandò Tito Speri. "Ma il tamburo t'impiccia e può esserti anche pericoloso. Dallo a tuo pa-