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l'altra confortevole della resistenza di Speri e dei suoi, giunsi in Piazza dell'Albera, in un momento di tregua.

Dio, Dio che spettacolo! Campassi mille anni, non lo dimenticherò mai più! La grande barricata che sorgeva lungo il lato inferiore della piazzetta formicolava d'armati. I più erano intenti a dividersi le cartucce, che il Comitato aveva mandate in varie casse, sopra carrette: altri, già ben provvisti di munizioni, o ripulivano alla meglio le armi, o si riposavano, o mangiavano un boccone alla bell'e meglio e non rifiutavano certamente di berci sopra un bicchiere, o magari due, di vino o un bicchierino di acquavite per rinfrancarsi lo spirito. Alla distribuzione delle cartucce presiedeva, indovinate chi?... il mio Maestro: aveva il suo bel da fare ad accontentare tutti, ed a dire a ciascuno: " d'ordine del Comitato si devono risparimiare le munizioni. " Al di là della barricata, presso lo sbocco della via che mette al colle, parecchi croati morti; le bianche giubbe eran chiazzate di sangue, e di sangue ora rigato il selciato della Piazzetta dall'alto al basso: un orrore!... Qua e là pietre' tizzoni e cocci di vasi che i cittadini avevano gettati dalle finestre, e schegge di bombe, e palle di cannone e palle di fucile ammaccate sparse così largamente come il grano sopra un campo appena seminato. Sulle facciate delle case si vedevano impressi i segni della spaventosa lotta.

Aveva appena fatto la mia missiva al comandante del posto (un prete robusto e risoluto, che chiamavano Don Mor) quando dall'alto d'una casa si udì gridare: " Ritornano i tedeschi ! "

In un lampo quel tramestio diede luogo all'ordíne e al silenzio più perfetto: tutti gli armati avevano occupato i propri posti e col fucile in pronto attendevano il nemico.

Ricordo di aver veduto il mio Maestro col fucile spianato e un paio di pistole, pronte sul parapetto della


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