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Mio padre, reso furibondo al sentire il tragico fatto, subito propose e i compagni subito accettarono di correre verso S. Alessandro, per vendicare quei poveri martiri e per impedire, se ancora si fosso in tempo, che la sbrigliata soldatesca giungesse all'Ospedale Civile, a commettervi quegli atti di barbarie che erano nel suo costume.

La speranza di risparmiare tormenti ai poveri infermi, mi animò a farmi onore come tamburino dell'audace drappello. Ma un ben amaro contrattempo mi aspettava al momento di entrare in azione. Nello sbucare da via delle Antiche Mura in via Bruttanome scorsi colla coda dell'occhio una squadra di Croati che si avanzava da S. Barnaba; mi fermai sui due piedi e feci un passo indietro per sottrarmi, so fosse stato possibile, alla loro vista; ma essi mi avevano già scorto, e m'avevano subito mandato una dozzina di palle ; alcune di queste, più maligne delle altre, se la presero col mio povero tamburo.... rac tac patatrac... ed eccolo sventrato nel modo più crudele e più strano ! In quel primo momento non pensai neppure di rallegrarmi di non essere stato fulminato da una di quelle palle: non vidi che la cassa sfasciata. la pelle raggrinzata del mio strumento, che mi pendeva dalla bandoliera come una massa informe!

Ma a far le vendette del mio povero tamburello sopravvennero subito mio padre e i compagni ch'erano, cresciuti per via fino a una ventina; sbucarono essi dall'angolo e con risolutezza fecero fuoco sui nemici che vacillarono, non seppero rispondere, sparirono.

Poco conforto ebbi alla mia disgrazia da quel successo, perchè senza il mio tamburello io mi sentiva liquidato , come un cassiere senza cassa o un banchiere senza banco. Che poteva fare un ragazzo della mia età in quelle circostanze se non battere il tamburo ?

Ma ormai non c'era più modo di far nemmeno que


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