Sto raccogliendo sempre più materiale su quelli che chiamerò i Quartieri Perduti, cioè quella parte antica della nostra città che venne distrutta tra il 1929 e il 1930 per far posto alla Piazza Vittoria del Piacentini. Ovviamente se avete cose interessanti (soprattutto foto) fatemi sapere!

Il mio intento è quello di creare un database di testi, informazioni, immagini e disegni in modo tale da ricostruire il più fedelmente possibile una parte di Brescia che non vedremo mai più.

Ecco un primo abbozzo del lavoro: una planimetria con i nomi delle vie, creata sopra una foto aerea attuale.

Planimetria area delle demolizioni di Brescia medievale

Planimetria dell'area interessata dalle demolizioni che cancellarono i quartieri medievali di Brescia.

Attenzione perché non tutti i nomi sono coevi: al tempo degli sventramenti molte di queste vie avevano già cambiato nome più volte. Ad esempio, via dei Mercanti (che arrivava fino a Corso Palestro comprendendo l’attuale via A. Calini) era stata chiamata in seguito via Alessandro Volta e via del Palazzo Vecchio aveva già preso nome di via Dante. Nel frattempo, Vicolo del Melone era divenuto parte di vicolo della Costanza e il nome di vicolo Coppa Mosche (o delle Mosche, non so bene) era sparito, lasciando spazio a vicolo del Granarolo. In questa prima mappa ho preferito inserire i nomi a mio giudizio più suggestivi, in futuro cercherò di mantenere una certa coerenza.
Di seguito, la situazione attuale:

Situazione attuale dell'area interessata dalle demolizioni degli Anni Venti del Novecento.

Di una cosa sono certo: non perdonerò mai, mai, mai la cancellazione di Vicolo della Sardella Gioiosa.

Commenti

  1. Sir Action scrive:
    26 ottobre 2007 alle 13:55

    Ovvero han tirato giù una chiesa (S.Ambrogio), un bellissimo e diretto collegamento verso il centro città come via del palazzo vecchio e una serie di vicoli e piazzette suggestive per fare una grossa piazza messa praticamente tra altre due, Loggia e Duomo?

    Per quanto uno possa apprezzare l’architettura dell’epoca io che son nostalgico la considero una ferita urbanistica.

    Grazie Ramperto, la prossima me la puoi dedicare da Sir a Dada con tanto amore? 😀

    Ramperto scrive:
  2. 26 ottobre 2007 alle 14:13

    Era molto tempo che si chiedevano nuovi spazi per il commercio e una serie di opere per aumentare la viabilità nel centro. Esigenze che si innestavano sulla decennale questione del “buttiamo giù le case malsane” quando a metà ‘800 non si sapeva ancora come risolvere i problemi del colera e delle altre epidemie. Quindi erano più o meno settant’anni che si discuteva sul da farsi.

    Il problema è che praticamente nessuno, a parte diversi abitanti, vedeva male la cosa.
    Piazza Vittoria è nata, come in altri tempi il resto della città, per interessi economici e per le mutate esigenze della città.

    L’unica cosa che mi consola è che stavano per fare cose ben peggiori. Cioè per fortuna si sono limitati. E io non sono critico nei confronti della piazza in sé, che è architettonicamente interessante (ed è stata a sua volta rovinata dal parcheggio del 1970), ma della scelta fatta, che all’epoca sembrava così necessaria.

    Sir Action scrive:
  3. 27 ottobre 2007 alle 10:55

    Più che per fortuna per mancanza di soldi.
    Se non sbaglio dovevano (finire di) buttare giù le case all’inizio di via Dante e il progetto era quello di creare un nuovo asse viario che collegasse la città da nord a sud.
    In effetti non mi sembra che ce ne sia mai stato uno principale, la Galleria Tito Speri è del dopoguerra e anche la stessa Via San Faustino era un fiume.
    Probabilmente i bresciani erano terrorizzati dagli abitanti di Borgo Trento e non volevano averci a che fare :)

    Alberto Zaina scrive:
  4. 3 dicembre 2007 alle 08:23

    Via della Sardella Gioiosa(o zoiosa) era la via degli stampatori e librai bresciani del Cinquecento, tra cui i Bozzola (uno fu lo stampatore degli Atti del Concilio di Trento). Scomparve con la realizzazione piacentiniana di Piazza Vittoria. Insieme scomparve anche la chiesa di S. Ambrogio, i cui “pezzi” scultorei-architettonci furono portati in vari luoghi bresciani.

    Ramperto scrive:
  5. 3 dicembre 2007 alle 11:50

    Grazie infinite Alberto per il tuo commento prezioso!
    Per caso tu sai dove siano finiti i “pezzi” di S. Ambrogio? Sarebbe interessante andare alla loro ricerca.